Ecomafia 2019: anche gli shopper illegali tra le storie di criminalità ambientale

Ecomafia 2019: anche gli shopper illegali tra le storie di criminalità ambientale

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35.000 tonnellate di sacchetti illegali per un valore complessivo di quasi 300 milioni di euro, equivalente a più della metà dell’intero fatturato delle aziende che, come Polycart, operano legalmente nella innovativa filiera delle bioplastiche.
È quanto emerge dagli studi effettuati dall’Osservatorio di Assobioplastiche, inseriti nel Rapporto Ecomafia 2019: dossier curato dall’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente e realizzato per raccontare le storie e analizzare i numeri della criminalità ambientale in Italia.
La ricerca evidenzia come su 100 buste in circolazione, 40 sarebbero totalmente fuori norma. I numeri sono confermati dalle operazioni effettuate dalle Forze dell’Ordine che, agendo da nord a sud, hanno sequestrato, nell’ultimo anno e mezzo, più di 13 milioni di shopper contrari alla legge, per un totale di sanzioni pecuniarie superiore a 300.000 euro.
Anche il presidente di Assobioplastiche Marco Versari e il direttore Carmine Pagnozzi hanno lanciato l’allarme sulla eccessiva diffusione degli shopper illegali, denunciando come questi siano utilizzati quasi esclusivamente dai venditori ambulanti, nei mercati e nei piccoli negozi al dettaglio.
Tale piaga danneggia la natura a 360 gradi, causando anche quei disastri ambientali noti con il termine marine littering che portano alla morte di pesci e cetacei e impediscono l’ossigenazione delle acque.
Nell’ambiente marino, a causa di una temperatura più bassa, il processo di degradazione della plastica è stimato in un periodo che va dai 450 ai 1.000 anni; senza peraltro scordare che una parte di essa si frammenta, trasformandosi in microparticelle che, venendo ingerite dagli organismi marini, possono risalire la catena alimentare fino all’uomo.
È dunque di fondamentale importanza essere consapevoli dei danni che queste condotte illecite possono causare e provare ad invertire il senso di marcia. A tal proposito, la lotta al racket degli shopper illegali e all’inquinamento da plastica si può condurre anche con piccole azioni e attenzioni quotidiane, come verificare che i sacchetti acquistati per trasportare la spesa rechino la scritta “biodegradabile e compostabile”, la citazione della norma armonizzata UNI EN 13432, nonché il marchio di un ente certificatore che ne attesti la legalità.

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